Istituto Canossiano Postulazione

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri

Madre Fernanda Riva (1920-1956)

Madre Fernanda Riva nacque a Monza il 17 aprile 1920, ultima di quattro figli, in una famiglia profondamente religiosa. A soli tre mesi perdette il padre, tuttavia crebbe con la sapiente guida materna e sentì ben presto l’attrattiva del Signore, imparò ad amarlo e a parlare con Lui nella preghiera.

«Fin dal mattino ti cerco, mio Dio!»

Nell’Azione Cattolica e all’oratorio presso le Madri Canossiane partecipò con impegno alle varie iniziative, formandosi ad un’intensa vita spirituale e maturando una viva sensibilità apostolica. Con il suo entusiasmo, ma anche con il suo tatto discreto, riusciva ad attirare anche le amiche all’oratorio e alla fre­quenza del catechismo domenicale.

Intelligente e volitiva, aveva superato brillantemente le classi ginnasiali, ma non proseguì gli studi per poter aiutare la famiglia. Si impiegò come commessa, pur continuando a studiare privatamente per superare l’esame di ammissione al Corso Superiore dell’Istituto Magistrale.

Intanto il Signore l’attirava sempre più a Sé. Scrive lei stessa che i suoi inviti a seguirlo erano così insistenti, che non poteva che rispondere con entusiasmo. La sua vocazione si delineò chiaramente come missionaria.

«Eccomi, Signore!»

Nel 1939 entrò nel Noviziato Missionario di Vimercate. Dopo pochi mesi, sia per la serietà e l’impegno con cui aveva abbracciato la vita religiosa, sia per la sua preparazione spirituale e culturale, venne mandata in India ove a Belgaum proseguì il Noviziato. Si rivelò subito una novizia esemplare nello svolgimento dei suoi doveri, particolarmente nell’obbedienza, nell’impegno della comprensione di nuove culture e nell’apprendimento di nuove lingue.

Il suo ardente anelito alla santità la spin­geva ad un programma di vita spirituale molto esigente.

«Mio Signore, sono tua, tua per sempre!»

(dai suoi scritti)

Dopo la Professione, che la colmò d’indicibile gioia, con serenità e insieme con decisione, accettò di riprendere gli studi, sempre a Belgaum. Superò in modo brillante l’esame di ammissione all’Università che poi frequentò con successo. Lei però del successo non si curava. Gesù era l’unico scopo delle sue fatiche e per lui voleva divenire la migliore insegnante.

La sua bontà e il suo andare incontro con gioia e naturalezza ai bisogni altrui le guadagnarono stima ed affetto nella scuola. In Comunità le Sorelle rimasero edificate dalla sua generosità nel prestarsi umilmente per vari servizi, riservando allo studio le ore serali. Era insomma «l’angelo delle piccole attenzioni», sempre ilare e cordiale.

«Amare vuol dire donarsi»

Dopo la laurea ed in seguito ad ulteriori specializzazioni a Bombay, venne qualificata alla docenza universitaria. Nel 1951 fu nominata Preside del grande complesso scolastico canossiano di Mahim, un sobborgo di Bombay. Due anni dopo cominciò a dare segni di notevole indebolimento fisico e dovette anche sottoporsi ad un primo intervento chirurgico. Seguì un periodo di riposo. Rimessasi un poco, venne trasferita ad Alleppey, nell’attuale Kerala dove, per volere dell’autorità ecclesiastica, stava sorgendo un’Università femminile. Madre Fernanda ne seguì gli inizi e si adoperò in tutti i modi per dotarla di adeguate attrezzature. A lei fu affidata la Presidenza della nuova Università. Si dedicò anche all’insegnamento e promosse un’intelligente e sapiente azione formativa, coinvolgendo insegnanti e famiglie e cercando di creare unità e armonia tra le alunne, diverse per estrazione sociale e per credo religioso, tutte singolarmente accolte ed amate.

Animatrice instancabile di una pluralità di iniziative, attenta anche alla nuova realtà dell’India, che era divenuta indipendente, sapeva realizzare un’autentica educazione integrale della persona con sapienza cristiana e secondo lo spirito del proprio Istituto, che la portava a privilegiare le alunne più deboli e bisognose.

Il segreto della sua riuscita stava nel vivere profondamente la sua realtà di religiosa canossiana che sapeva donarsi con gioia, pur seguendo un severo ed esigente cammino di ascesi, ben documentato dalle sue annotazioni spirituali.